Social engagement per amplificare i contenuti

, in Digital PR e Reputation, Social Media

Tutti, ma proprio tutti i sacri testi di marketing operativo online riportano in qualche punto questo precetto: bisogna inserire i pulsanti sociali vicino ai contenuti. Bisogna facilitare al massimo la condivisione – il meccanismo numero 1 dell’Amplificazione. Eppure i corporate blog di alcune – importanti – imprese sembrano fare di tutto per ostacolare il social engagement.

Social Media Content Media Blog Teaser Strutturafine
Teaser Strutturafine Blog – Social Media e Content Media Marketing

Parrebbe una cosa acquisita, nessuno che sappia ciò che fa oggi rilascerebbe un sito o un blog senza pulsanti più o meno graficamente elaborati per servire su un piatto d’argento la condivisione. Si può fare:

  • mantenendo un’impostazione grafica coerente con quella generale – e se ci si fa progettare il sito/blog quasi sicuramente sarà così;
  • usando i pulsanti social standard [quelli forniti da Twitter, Facebook, Pinterest, ecc];
  • utilizzando plugin per WordPress [non ci sono mica tante alternative a WP per un Business Blog] come Dig Dig, Flare e Addthis [che è un insieme di tool].

Invece c’è pieno di siti e blog che non offrono nessuno strumento di condivisione sociale, e non sono solo quelli di negozietti e piccole imprese.

Non è una questione di tecnica

Lo spunto per questo post deriva da un fatto molto semplice, tipico: in modi diversi, credo faccia parte della giornata lavorativa della maggior parte di noi. Via Newsle ricevo le notifiche push di contenuti che potrebbero interessarmi, è uno dei tanti servizi che utilizzo per monitorare ciò che viene scritto sui temi che pratico. Ieri mi presenta tra gli altri un post scritto da una persona che conosco da 20 anni, e che apprezzo. Il corporate blog è quello di Oracle – non esattamente una PMI.

oracle

 

Oracle non richiede molte presentazioni, ma val la pena di far notare che tra le varie soluzioni che offre c’è anche una suite per il Social Media Management. Ma come si può vedere, la struttura dei corporate blog non è esattamente user oriented, non riporta gli account social e non prevede call to action per la condivisione: non ricerca il social engagement.

Come mai una grande impresa di software mostra un considerevole deficit nella capacità di comunicare online? Sarà un caso, si potrebbe pensare.

Secondo me, no. In realtà – ed è apparentemente paradossale – ci sono due grandi ambiti settoriali le cui imprese sono singolarmente poco abili nel Social e Content Media Marketing: quelle ICT [Information and Communication Technology, quella che una volta chiamavamo Informatica]; e le imprese/agenzie di Comunicazione.

Paradossale veramente: tutto l’online è “informatica”, i Social sono software, server, database [Oracle è il dominus del database], interfacce. E d’altra parte tutto l’online è “comunicazione”, personale e aziendale.

Conoscendo bene alcune grandi imprese ICT e player della comunicazione, la mia idea è la seguente: se Online, Social e Content sono un mix strettamente interconnesso di technicality informatiche e strutture di comunicazione, il problema delle ICT company è che vedono solo lo strato tecncico e quello delle Communication company è che non conoscono le componenti informatiche: ognuno domina solo metà del territorio, e nell’altra metà sulla mappa c’è scritto “Hic sunt leones”, come scrivevano i romani in corrispondenza dei territori inesplorati dell’Africa. Entrambe le tipologie di imprese scambiano la [loro] parte per il tutto, ed è un limite di cultura aziendale e settoriale, principalmente.

 Perchè il Social Sharing è importante

Social Media Marketing [#SMM] e Content Media Marketing [#CMM]: sono i 2 pilastri, e non ci si insisterà mai abbastanza. Il primo è molto noto, il secondo sembra una cosa da addetti ai lavori. Il CMM in realtà viene logicamente prima: la strategia di contenuto è la principale scelta di autoposizionamento. Si tratta di capire e definire su quali temi l’impresa vuole costruire il senso della sua presenza online, per quali argomenti intende giocarsi la propria Reputation e Authority. Il SMM è una scelta quasi conseguente, ed è un fatto di stile, tecnica operativa, timing, frequenze, creatività, campagne.

Produrre buoni contenuti costa, e quindi il primo obiettivo è facilitarne la diffusione: i Social sono lo strumento elettivo per amplificare i contenuti e innescare i processi di WOM [passaparola] che estendono il raggio d’azione molto oltre l’audience originale, grazie alle azioni che riusciamo a provocare: like, share, commenti.

Il Social Engagement è anche – indirettamente – un fattore sempre più importante per il SEO: anche se il ranking di una pagina o di un post non è direttamente proporzionale alla quantità di like che riceve, Google sta sempre più spostando il focus dalla singola risorsa [un post, appunto] a un sistema interconnesso di relazioni semantiche, logiche e funzionali al quale quella risorsa appartiene.

Qualunque siano i KPI [Key Performance Index] e le modalità di valutazione del ROI [Return of Investment] del nostro marketing online, trascurare l’integrazione organica tra CMM e SMM non migliorerà le performance.

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